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mercoledì, ottobre 18, 2006

Quelle volte a St. Gree....

Le missioni a St. Gree sono state due: la prima “esplorativa” e la seconda “distruttiva”. La prima risale a domenica 23 Novembre 1997: CC, MM, Azzu, Jecky e Aly. Eravamo finiti a St. Gree per appurare se fosse fattibile un capodanno lì (ma come cazzo ci sarà venuto in mente…). Fatto sta che ci imbattiamo all’improvviso in questo ex-albergo/residence ormai diroccato e abbandonato. Ovviamente si entra e lo si esplora, soprattutto visto che la finestrella è aperta e ci sta chiamando… Abbiamo speso ben 2 ore a girare lì dentro, scoprendo la reception con ancora il registro dei clienti, i rotoli per le calcolatrici e il registratore di cassa, una piscina vuota e zozza, le camere da letto con ancora materassi nuovi e fasciati di nylon, la zona ristorante con annesso forno a legna per la pizza e tonnellate di piatti di ceramica, una lunghissima scala mobile che portava al piano inferiore e un deposito per gli sci.

La seconda missione risale a domenica 1 maggio 1998 ed era composta da CC, MM, Erry, Ila, Lory, Anna e Bruno. Arriviamo e scopriamo che la magica finestrella d'ingresso era stata sprangata e così decidiamo di entrare dal lato seggiovie, passando in un tunnel mezzo allagato. Nel tragitto incontriamo una vecchissima Jeep abbandonata (il cui bocchettone della benzina io uso come water) e una vetrata enorme che attira immediatamente l’attenzione dell’Enrica la quale, in preda a evidente furia devastatrice e impugnando la mia mazza da baseball di plastica, la guarda ed esclama “figata, questa la tiro già con una mazzata!!!”. Per fortuna viene immediatamente bloccata con la mazza già in aria pronta a colpire… Appena dentro ci rendiamo conto che erano stati evidentemente iniziati dei lavori di restauro, ma la cosa di certo non ci ferma. Scoviamo nei sotterranei quella che con ogni probabilità era la discoteca, con ancora le casse e le luci colorate. Torniamo nel ristorante e giochiamo al lancio dei piatti contro il muro… poi leggiamo un cartello che parla di un supermercato e mentre ne siamo alla ricerca all’improvviso un urlo echeggia dall’alto: “Ehi voi!”. Ci si gela il sangue nelle vene, ci giriamo e in cima alla scala notiamo 2 tizi rivelatisi poi essere i direttori dei lavori. A quel punto ci facciamo prendere in massa dal panico più totale e inizia una fuga epica e collettiva verso la scala mobile. Io, che ero l’ultimo della fila, in tempo zero mi ritrovo all’inizio della scala mobile in terza posizione e nello scendere la stessa, nella trance agonistica più totale, passo letteralmente sopra all’Enrica facendola scivolare e ferirsi la gamba sui gradini della scala (ancora adesso ha una cicatrice che non perde occasione per farmi notare ogni volta che ci ritroviamo in costume a Moneglia…). Arrivati in fondo alla scala mobile ovviamente sono ormai in prima posizione e decido di svoltare a sinistra, 20 metri e sono obbligato a girare ancora a sinistra per infilare una porticina che portava alle scale per andare ai piani superiori… purtroppo però la moquette è viscida e traditrice per cui nel tentativo di “frenare” per centrare la porta mi produco in un’involontaria spaccata con cui per poco non mi spezzo in due e vado pateticamente lungo disteso per terra. A quel punto i miei diretti inseguitori non perdono un attimo a sorpassarmi e cominciano a salire le scale a quattro gradini per volta. Mentre mi divoro gli scalini con furia cieca sento provenire dal basso le urla disperate della Ila (indossava i tacchi) che piagnucola “aspettaaaatemiiiiiii vi preeeegoooooo!!!” puntualmente ignorata da tutti. Saliamo a tempo di record per 5 piani e poi iniziamo a infilarci in qualunque porta aperta ci si presenti dinnanzi fino ad arrivare davanti all’ingresso della piscina che però con nostro sgomento si rivela sbarrato da pannelli di compensato. Aiutati dalla forza della disperazione io e MM riusciamo a scardinare letteralmente un pannello e a infilarci dentro ma a quel punto veniamo raggiunti dai 2 tizi e tutti gli altri si fermano impauriti. Io e MM abbiamo la possibilità di fuggire quatti quatti ma decidiamo di tornare indietro e unirci agli altri, posando prima accuratamente la mazza da baseball in un vaso di fiori. Veniamo così redarguiti dai 2 tizi i quali però si dimostrano comprensivi e ci lasciano andare senza ulteriori provvedimenti. Cito dal blocchetto del resoconto: “nel caos generale e nel terrore collettivo c'è stata una ferita, qualche contuso, qualcuno sul punto di svenire o vomitare e uno sul punto di farsela sotto”. Che esperienza!!!

CC

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

In quell'occasione, e non esagero, ho perso veramente 10 anni di vita. E diversi cm di "pelle" dal mio ginocchio sinistro...al solo ripensarci mi viene da ridere ma anche un magone!!!

5:07 PM  

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